CRIOCONSERVAZIONE E MATRIARCATO

Sono tre mattine che ho la possibilità di ascoltare: “PAGINA 3”, programma radiofonico di Rai 3, che approfondisce le pagine culturali dei quotidiani. L’evidente felice conduzione di Vittorio Giacopini ha messo brillantemente in relazione due fatti, che pur essendo assai distanti fra loro (uno negli USA, l’altro dalle nostre parti ) e pur non avendo nulla che li possa mettere operativamente in relazione, riguardano le donne, le relazioni sociali in cui sono coinvolte e soprattutto due modi assai diversi con cui viene posta l’emancipazione femminista.

donne moso

Il congiunto annuncio della Apple e di Facebook di finanziare la “crioconservazione” degli ovuli femminili (“10mila dollari per trattamento, più 500 dollari l’anno per la conservazione”, http://www.wired.it/scienza/2014/10/15/facebook-apple-congelamento-ovuli/), potrebbe essere accolto come una conquista, secondo un approccio universalista[1] del femminismo, sulla via della parità tra i sessi. Ė assai probabile che un impegno finanziario di questa portata sia il frutto dell’affermazione di questo modo, sempre più forte ed istituzionalizzato di affrontare la questione femminile. Le dipendenti di questi due colossi della New Economy avranno la possibilità di evitare passi falsi nella loro carriera, posponendo in epoche meno turbolente la maternità. Una grande conquista, non c’è che dire, la possibilità che il futuro CEO di quelle aziende sia una donna sono aumentate, ma l’evidenza della violenza simbolica che perpetua la sottomissione del genere femminile è lampante. Tuttavia è a mio avviso scorretto, secondo il classico ed inconcludente riduzionismo economicista, pensare che la decisione sia stata presa con la bieca astuzia di aziende totalmente dedite al profitto; l’ottica universalista fa ormai parte del pensiero dominante e le aziende protagoniste sono l’avanguardia del capitale globale.

Il giorno precedente il conduttore di pagina3  aveva dato conto di un’intervista del Manifesto con la filo­sofa tede­sca Heide Goettner-Abendroth che ha presentato il suo libro: Le società matriar­cali. Studi sulle cul­ture indi­gene del mondo (Vene­xia, pp. 712 ). In questo testo nel quale la studiosa, andando, a mio avviso anche oltre l’ottica differenzialista[2], e descrivendo alcune società matriarcali (gli Iro­chesi del Nord Ame­rica, i Minan­g­ka­bau di Suma­tra ( Indo­ne­sia ), e i Moso della Cina occi­den­tale[3]), sottolinea il fatto che queste, non sono luoghi con donne “con i pantaloni”, un “rove­scia­mento del patriar­cato, come il solito errore d’interpretazione pre­ve­drebbe. Sono basate su valori materni come il pren­dersi cura, il nutri­mento, la cen­tra­lità del materno, la pace attra­verso la media­zione e la non vio­lenza; sono valori che val­gono per tutti: per chi è madre e per chi non lo è, per le donne e per gli uomini” http://ilmanifesto.info/laltro-mondo-del-matriarcato/. Questa descrizione, non è giustificata da un lettura volta a rimarcare l’affermazione di un eterno femminino, ma dall’assenza, in quegli spazi sociali, di forme di dominio sessuato che caratterizza le “moderne società capitaliste”. Il fatto che da quella descrizione siano emerse pratiche quali la non violenza, la cura della biosfera, l’economia del dono e di sus­si­stenza locale e regio­nale ci rammenta che senza la decostruzione di rapporti di dominio fra uomini e fra uomini e donne esse sono difficilmente conseguibili.

[1] “Il femminismo cosiddetto universalista, in quanto ignora l’effetto di dominio, e tutto ciò che l’apparente universalità del dominante deve al suo rapporto con il dominato – qui tutto ciò che ha a che fare con la virilità – inscrive nella definizione universale dell’essere umano, proprietà storiche dell’uomo virile, costruito in opposizione alle donne.”. (“La dominazione maschile”, Pierre Bourdieu, Feltrinelli, Milano, 1998, pag. 76.

[2] “La visione differenzialista dimentica che la “differenza” appare solo quando si accetta di guardare il dominato dal punto di vista del dominante e quando proprio ciò da cui essa si adopera a differenziarsi… (“La dominazione maschile”, Pierre Bourdieu, Feltrinelli, Milano, 1998, pag. 77.

[3] Per una prima conoscenza dei Moso: http://serenoregis.org/2012/04/05/la-societa-matrilineare-delletnia-moso-nel-paese-a-sud-delle-nuvole-isabella-bresci/

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