LE IDEE NON MUOIONO MAI

LE IDEE NON MUOIONO MAI

1970 nasce a Sanremo il GAS. GRUPPO ANARCHICO SANREMESE

 2010 viene lanciata la proposta di costituire il GAS: gruppo d’acquisto solidale intitolato ad Enrico Adler

 A più di un anno dalla scomparsa di Enrico, l’obiettivo di non disperdere, con le ceneri il suo contributo, di compagno rivoluzionario (questi due termini sembrano lontani, ma lui li gradirebbe), ed una parte del nostro passato, ci ha portato a riflettere sull’opportunità di ridar vita al gruppo d’acquisto solidale che lui stesso aveva costituito qualche tempo fa. Con un lungo documento, esposto nel sito http://www.sanremocuba.org/ga8.htm egli ci ha fatto conoscere, con argomentazioni mai semplicistiche ed incomplete, la sua eredità più importante, che unitamente ai volumi raccolti dal centro di documentazione Enrico Adler, costituisce un lascito ragguardevole per noi e, speriamo per le generazioni future. Come era solito procedere, egli corredava necessariamente le sue azioni con un ricco approfondimento teorico. I GAS erano, per Enrico, molto più che semplici strumenti di difesa del salario reale, magari fatti sorgere per valorizzare una delle lotte più significative avvenute qui a Sanremo: la lotta contro il caro Gas, (interpretazione nostra). Essi, ci suggerisce il nostro compagno, sono una delle risposte globali ad un sistema di dominio globale. “Alla globalizzazione del capitalismo bisogna rispondere con l’azione globale o “glocale” ossia globale e locale insieme dei lavoratori e di tutti coloro che vogliano trasformare radicalmente la società planetaria”. (E. Adler http://www.sanremocuba.org/ga8.htm) I GAS, unitamente ad altre esperienze similari fanno parte di un movimento, che potrebbe affermarsi come un movimento sociale alternativo all’attuale sistema e che fa proprie, almeno in alcune realtà, le tesi della decrescita, vista come prospettiva contrapposta all’attuale “tossicodipendenza da sviluppo”. Questo naturalmente non vuol dire che il dominio sociale sia scomparso o indebolito, anzi, la sua vitalità ha permeato tutte le sfere della vita umana e, lontano dalle concentrazioni operaie, trova praterie facilmente espugnabili di consumatori-utenti individuali di pratiche sociali in cui è consentita solamente una partecipazione dipendente e totalmente deresponsabilizzata, cioè un comportamento consono alle attese della classe dominante. “Come il capitale, al quale è intimamente legata, la globalizzazione è in realtà un rapporto sociale di dominio e di sfruttamento su scala planetaria. Dietro l’anonimato del dominio ci sono beneficiari e vittime, padroni e schiavi” (Serge Latouche, 2004). Questo dominio sociale afferma la razionalità di chi in posizione dirigente, gestendo le regole dei giochi l’accesso alle informazioni e la definizione di orientamenti culturali, riesce a guidare i comportamenti dei consumatori singoli e collettivi (stato, regioni, enti pubblici e privati di spesa ecc.) come riuscì ad affermare il proprio comando in fabbrica con la catena di montaggio. Esso è stato capace di permeare tutte le sfere della vita umana sia nelle attività collettive, dirigendo organizzazioni politiche ed istituzionali e dirottando i risultati effettivi verso il soddisfacimento di scopi particolari (senza tanti sforzi esemplificativi, basti pensare alle pratiche clientelari e corruttive imperanti nelle organizzazioni statali) e sia nelle esperienze individuali, glorificando con mastodontici centri commerciali le divinità d’oggi e trasformando in merci esperienze umane e orientamenti culturali. “La cultura – cioè le esperienze condivise che attribuiscono un significato alla vita di un uomo – viene spinta inesorabilmente verso il mercato dei media, dove viene rielaborata secondo parametri commerciali. (Rifkin, 2000:186). Le stessa attività di consumo, ancorché svolte nel chiuso degli spazi-rifugio atomizzati dei singoli, fanno parte di procedure ben definite dai “grandi apparati di produzione e di gestione” (Touraine,1988:178) e, se necessario, sanzionate dallo stato o da agenzie internazionali. Sia che ci si trovi nella situazione di un singolo che deve scegliere o degustare una bottiglia di vino DOC, o collocare i propri risparmi presso una banca o un’assicurazione, sia che ci si trovi tra i pazienti di una corsia d’ospedale o tra i cittadini della Val di Susa dove deve passare la TAV, sia che ci si trovi tra i banchi di scuola, davanti ad un tg della televisione o in un’urna elettorale si ha a che fare con pratiche, spesso oscure e farraginose, che vedono da una parte un apparato dirigente, magari progressista, e dall’altra, soggetti, sottomessi ad un ruolo subordinato, che devono arrendersi all’ineluttabilità della razionalità superiore del profitto o della competenza o dell’autorità. Un esempio fra i tanti: con la recente introduzione del digitale terrestre, il teleutente, in cambio del soddisfacimento di un ipotetico desiderio di pluralità informativa, viene persuaso a cambiare l’apparecchio televisivo, od obbligato da norme ed incentivi statali a dotarsi di un decoder. Queste soluzione tecnologiche, promettendo al teleconsumatore la possibilità di interagire con i fornitori dei servizi televisivi, consentono a questi ultimi, alle agenzie pubblicitarie, alle organizzazioni operanti nel settore del tempo libero e non, di segmentare il mercato e di fornire prodotti a pagamento, tesi ad inchiodare sempre più il cliente davanti al televisore. Quest’opportunità, oltre a produrre profitti immediati e a più lunga scadenza, sarà foriera di consistenti effetti moltiplicativi a cascata, basti pensare allo sviluppo commerciale e culturale legato al “calcio a pagamento” introdotto inizialmente dal digitale satellitare e poi da quello terrestre. Avremo così, da una parte la possibilità di raggiungere e fidelizzare il tifoso accanito e, dall’altra l’affermazione di una nuova modo di vivere lo sport senza che questa imponga la sua pericolosità sociale. Quest’esempio mostra che una banalissima innovazione tecnologica implica la realizzazione di profitti (i cui caratteri non sono qui oggetto di studio), ma soprattutto la modifica di comportamenti individuali e collettivi sotto la direzione d’esperti della comunicazione e in questo caso del loisir. A questa pratica del capitalismo odierno si può rispondere con Ulrich Beck “sempre e ovunque – “no”, rifiutandosi di fare un acquisto. L’arma del non acquisto non può essere delimitata, né nello spazio, né nel tempo, né in termini di un oggetto specifico. Dipende tuttavia dall’accesso al denaro da parte del consumatore, e dall’esistenza di un’eccedenza di beni e servizi disponibili tra i quali il consumatore può scegliere. Fatale per gli interessi del capitale risulta il fatto che non esiste strategia per contrastare il crescente contro-potere del consumatore. Persino alle imprese globali onnipotenti manca l’autorità di licenziare il consumatore. Perché, a differenza dei lavoratori, i consumatori non appartengono all’azienda. E anche la minaccia ricattatoria di spostare la produzione in un paese diverso, dove i consumatori sono ancora sottomessi, si rivela uno strumento del tutto inefficace. Grazie ad una rete informatica e adeguatamente mobilitato, il libero consumatore, non legato a nessun marchio, può organizzarsi transnazionalmente e trasformarsi in un’arma letale.”. (Ulrich Beck, 2007) Se naturalmente questa risposta, per il decoder potrebbe essere una soluzione istintivamente condivisibile soprattutto dal cosiddetto consumatore politicizzato, per una buona parte delle merci ciò non è possibile. Una soluzione, non necessariamente alternativa, può tuttavia partire dal gran rifiuto e trovare nell’ECONOMIA ETICA E SOLIDALE una sponda assai stimolante. Per Economia Solidale si può intendere “un nuovo sistema economico e sociale, nonviolento ed orientato al bene comune, alternativo all’attuale modello neoliberista e – rispetto ad esso – operante secondo nuovi valori e principi. I primi, veri e propri architravi di riferimento e d’orientamento per l’evoluzione a lungo termine delle persone e del loro sistema sociale di convivenza, coincidono con i grandi valori universali che guidano l’evoluzione positiva dell’umanità, come l’amore, la verità, la libertà, l’armonia, la pace, la giustizia. Per quanto riguarda i principi di riferimento, la nostra proposta d’Economia Solidale riconosce come prioritari: l’equità, per garantire ad ogni abitante del mondo, tutti i beni basilari della vita e per non generare sproporzioni di reddito fra individui e nazioni, tendendo alla progressiva riduzione degli squilibri economici; la solidarietà, con al centro del sistema economico la collaborazione, la cooperazione, la partecipazione e la ricerca del bene comune; l’ecologia, intesa come rispetto e attenzione per la Terra e per tutte le forme di vita esistenti, come considerazione di terra, aria, acqua quali preziosi beni comuni, come sobrietà nell’utilizzo delle risorse naturali, come priorità nell’impiego di fonti d’energie rinnovabili, come attuazione di pratiche d’agricoltura biologica, biodinamica e di permacultura, come salvaguardia della biodiversità, come massima precauzione nei riguardi delle tecniche di manipolazione genetica; il rispetto la valorizzazione di ogni persona in tutti i contesti di vita, compresi i processi produttivi; lo sviluppo solidale dell’economia, per valorizzare l’economia locale e consentirle di non chiudersi in sé stessa ma d’essere parte di un più ampio sistema provinciale, regionale, nazionale e mondiale; il benvivere conviviale, come nuovo stile di vita con al centro i valori, le relazioni, la sobrietà dei consumi, il rispetto dell’ambiente, la partecipazione attiva dei cittadini ai processi politici ed economici”. http://web.resmarche.it/resmarche/articles/art_171.html All’economia etica e solidale fanno riferimento una pluralità di esperimenti, più o meno locali e abbastanza eterogenei, abbiamo, infatti, iniziative di: • Commercio Equo e Solidale, che “si basa sulle relazioni dirette, di conoscenza e di scambio, anche culturale, che vengono instaurate con i gruppi di produttori dai quali si importa. Il Commercio Equo cerca di favorire, fra le popolazioni povere, la creazione e gestione d’imprese produttive solidali, che possano rendersi indipendenti dai grandi commercianti tradizionali, che cercano solo il prezzo più basso e i più alti utili. Cerca inoltre di favorire le pratiche produttive ecologiche.”. (http://web.resmarche.it/resmarche/articles/art_64.html) • Agricoltura Biologica in cui originariamente “si voleva realizzare la “solidarietà” con la natura e fra gli uomini, si voleva non inquinare l’ambiente, le falde acquifere e i cibi con prodotti chimici nocivi e si volevano offrire dei cibi d’alto valore nutritivo… Dopo che questo settore ha ottenuto successo presso i consumatori e le istituzioni, da parte di alcuni nuovi operatori, è diventato l’occasione di “fare affari” come i settori tradizionali. Tuttavia la maggior parte delle aziende attuali conserva ancora gran parte dello spirito originario.”. (http://web.resmarche.it/resmarche/articles/art_64.html) • Altre Pratiche Ecologiche Nel campo del rispetto e della tutela dell’ambiente e della salute sono poi sorti numerosi altri settori, pratiche e soggetti come, per esempio, la Bioedilizia e Bioarchitettura, le Energie rinnovabili, le Associazioni ambientaliste, la Medicina “olistica”, l’Ecologia nei detergenti, nella cosmesi, nei tessuti, negli spazi abitativi e negli apparati elettromagnetici, l’Ecologia nella gestione dei rifiuti (recupero e riciclo).”. (http://web.resmarche.it/resmarche/articles/art_64.html) • “Cooperative Sociali Mentre il nostro sistema economico tende ad emarginare i soggetti più deboli, basandosi sulla concorrenza e sulla lotta per la conquista del mercato, questo tipo d’imprese, al contrario, cerca di valorizzare proprio i soggetti più deboli ed esclusi, riconoscendo il valore e la dignità di tutti.”. (http://web.resmarche.it/resmarche/articles/art_64.html) • Cooperazione, dove “gli impulsi costitutivi sono quelli della cooperazione, solidarietà, equità nei rapporti di lavoro e di responsabilità dei soggetti coinvolti. I soci lavoratori delle cooperative di lavoro, per esempio, non possono ripartirsi gli utili d’esercizio, tranne che un’eventuale piccola percentuale, né hanno diritti sul capitale quando fuoriescono dall’impresa, anche per pensionamento. Né hanno diritti sui capitali residui, all’eventuale cessazione dell’azienda. L’impresa cooperativa è dunque un’impresa sociale, di cui possono usufruire le nuove generazioni.” (http://web.resmarche.it/resmarche/articles/art_64.html) • Software libero un esperimento “ nel campo dell’informatica, preannuncia l’era in cui, in tutti i campi della conoscenza umana, non vi saranno più segreti e brevetti, ma le scoperte e le innovazioni saranno subito messe a disposizione di tutti e da tutti potranno essere migliorate. Anche qui è presente una pratica, la condivisione delle conoscenze, che è volta all’interesse generale e contro interessi individuali particolaristici.” (http://web.resmarche.it/resmarche/articles/art_64.html) • Turismo Responsabile “In questo settore stanno sorgendo imprese che favoriscono un turismo basato su esperienze d’incontro diretto e favoreggiamento delle popolazioni povere dei paesi con interesse turistico, senza il tramite delle grandi agenzie e strutture alberghiere di stampo occidentale e senza pratiche di “inquinamento” turistico, ma con l’interesse ad uno scambio relazionale e culturale alla pari.”. (http://web.resmarche.it/resmarche/articles/art_64.html) • Finanza Etica, “settore che raccoglie intorno a sé tutti quei risparmiatori che vogliono indirizzare coscientemente il loro denaro, per favorire le persone e le aziende nei cui valori e nella cui pratica possano riconoscersi, invece di depositare il loro denaro all’ammasso presso banche che poi finanziano anche guerre, produzioni d’armi, evasioni fiscali, riciclo di denaro “sporco”, imprese che sfruttano interi paesi e popolazioni, ecc.”. (http://web.resmarche.it/resmarche/articles/art_64.html) • Monete Complementari / Monete Locali Esistono varie forme di scambi non monetari presenti nei paesi post-industrializzati, dalle prime esperienze in Canada degli anni settanta, agli attuali sistemi come il MORE (Member Organized Resource Exchange system) presente negli Stati Uniti e in Giappone, il LETS (Local Exchange Trading System) diffuso in Gran Bretagna e Australia, il ROCS (Robust Complementary Community Currency System) inglese, il SEL (Système d’Echange Local) e il Tronc de Services comuni in Francia e in Paesi francofoni, i RERS (Réseaux d’échange Réciproque des Savoirs) diffusi in Francia, Svizzera, Belgio e Olanda, la Banca del Tempo attiva in Italia, Svizzera e Spagna, i Tauschring e il Wir sviluppatisi in Germania e Svizzera e la REL (Rete d’Economia Locale) e il SRI (Sistema di Reciprocità Indiretta) presenti in Italia. • Banca del Tempo che Enrico Adler fa discendere dalla Proudhoniana “Banca del Popolo” del 1849 “la quale non trattava denaro bensì scambiava buoni lavoro tra i produttori” (Enrico Adler). Le banche del tempo prevedono che “ciascun socio, quindi, metta a disposizione qualche ora per dare ad un altro socio una certa competenza. Le “ore” date sono “calcolate” e “accreditate” o “addebitate” nella Banca. Può succedere così, che non sia la stessa persona a “rimborsarle”, ma un’altra. • Gruppi d’acquisto solidale “La moderna organizzazione sindacale, improntata ad una profonda e rivoluzionaria solidarietà, non deve lasciare solo il cittadino di fronte ai drammi e alle mostruosità del presente e, senza pretendere di sostituirsi a tutte le migliaia di organizzazioni di massa costituite per affrontare temi e problemi specifici, non deve sottrarsi alla lotta per la soluzione della più vasta gamma delle problematiche attuali” (Enrico Adler). Pertanto egli ci rammenta l’utilità delle “cooperative di consumo, e di quelle particolari loro derivazioni semplificate che sono i gruppi d’acquisto solidale. Si tratta di gruppi di cittadini che acquistano assieme, in gran quantità, vari beni, possibilmente direttamente dai produttori, saltando tutti gli intermediari, per pagarli di meno e così risparmiare. “Tali gruppi sono costituiti generalmente da dieci o più persone, che fanno un’ordinazione collettiva di vari generi di consumo, di solito a cominciare da quelli alimentari, li fanno portare in un luogo comune, il quale il più delle volte è l’abitazione di uno degli iscritti, pagano i fornitori, dopodiché consegnano, in un giorno e ad un’ora stabiliti, i beni ai singoli acquirenti, che vengono direttamente a prenderseli.”. (Enrico Adler)Se l’ampia letteratura concernente le cooperative di consumo ed alla loro storia indica che il potenziale innovativo di questo strumento di difesa della classe operaia è venuto sempre più disperdendosi, soprattutto con l’avvento dei supermercati COOP, il rilancio della mutualità, che in questi anni vede l’affermazione di gruppi spontanei in diverse città europee, suggerisce l’emergere di nuove aspettative che tale prassi può soddisfare. I Gruppi di Acquisto Solidali (GAS) sono gruppi di persone che acquistano insieme, seguendo il principio della solidarietà, che li porta a preferire produttori piccoli e locali, rispettosi dell’ambiente e delle persone, con cui entrare in relazione diretta. Il concetto che sta alla base dei GAS è quello di “filiera corta”, cioè l’avvicinamento fra produttore e consumatore finale, sia in termini geografici, privilegiando le aziende più vicine, sia in termini “funzionali”, tagliando gli intermediari quali i grossisti e i negozianti e la grande distribuzione. G come Gruppo I GAS sono composti da un numero variabile di nuclei familiari, che va da 4-5 unità per i più piccoli, a più di 400 per i più grandi. La dimensione di gruppo dei GAS è uno dei suoi aspetti fondamentali. Molto spesso è, infatti, proprio la possibilità di potersi confrontare con altre persone rispetto alle proprie scelte di consumo, ai prodotti esistenti, alle aziende conosciute, che spinge i consumatori che hanno un approccio critico al consumo a farne parte. La condivisione delle conoscenze permette di ridurre notevolmente la difficoltà e la fatica di trovare informazioni, che è uno degli aspetti più problematici del consumo critico. Le riunioni dei GAS, che nei diversi gruppi hanno cadenze molto diverse, da una la settimana ad una ogni 6 mesi, sono molto spesso teatro di lunghe discussioni sulla bontà di un certo prodotto, sull’affidabilità di un certo produttore o sull’opportunità di scegliere un elettrodomestico piuttosto che un altro. Altro elemento importante della dimensione di gruppo è quella di incontrare altre persone con idee simili alle proprie. In un contesto sociale in cui il consumismo sembra essere il solo approccio possibile, la possibilità di incontrare altre persone che hanno invece un approccio critico, è percepito come una grande ricchezza, testimoniata dal fatto che di solito gli incontri terminano con spuntini o altri momenti conviviali che dimostrano un piacere dello stare insieme che va oltre il bisogno di organizzare concretamente gli acquisti. A come Acquisto Anche se con il passare del tempo la loro funzione si è arricchita progressivamente di componenti culturali, la ragione per cui i GAS sono nati e continuano a vivere è quella di acquistare prodotti con determinate caratteristiche, da produttori conosciuti, a prezzi accettabili. I prodotti acquistati, che sono scelti in maniera autonoma da ciascun gruppo, sono i più vari. Normalmente il volume degli acquisti maggiore è quello concernente gli alimentari a lunga conservazione (farina, pasta, riso, olio, miele, conserve, marmellate, vino, biscotti, salumi, legumi, caffè), ma sono acquistati anche alimenti freschi (formaggi, frutta, ortaggi, carne, burro, latte, uova, pane), prodotti per la casa (detersivi, vernici e colori), detergenti e cosmetici, abbigliamento (in particolare biancheria e scarpe). La scelta dipende dai bisogni e dalla capacità organizzativa dei partecipanti, infatti, mentre per i prodotti a lunga conservazione sono sufficienti anche un paio di ordini l’anno, per il fresco sono necessari ordini e consegne molto frequenti, che richiedono notevoli capacità organizzative e di coordinamento del gruppo. Per quanto riguarda i servizi, verso i quali da parte dei GAS, soprattutto quelli più strutturati e consolidati, si sta sviluppando un crescente interesse, sono state avviate delle sperimentazioni che riguardano la telefonia con il progetto “Cambia banda” e la fornitura d’energia elettrica con il progetto GAS Energia (in .pdf), che sembrano molto promettenti. S come Solidale La solidarietà è l’aspetto che distingue i GAS dalle molteplici esperienze di gruppi d’acquisto nati con l’unico scopo di ridurre il prezzo finale per il consumatore. Ciononostante è ancora l’elemento su cui i “gasisti” si stanno ancora interrogando di più. Sulla carta, la solidarietà di cui parla il nome è nei confronti dell’ambiente, grazie alla scelta di prodotti a basso impatto ambientale, nei confronti dei produttori, per il rapporto diretto che s’instaura, e con gli altri membri del gruppo, che si concretizza nel lavoro volontario che ciascun partecipante mette periodicamente per raccogliere degli ordini, scaricare il camion, distribuire i prodotti, ecc. Tuttavia l’interrogativo posto da un produttore di polli ad un incontro con i gruppi d’acquisto in Veneto, continua a rimanere aperto: “Se arriva la volpe e mi mangia i polli, e io non posso più vendervi la carne che voi mi avevate ordinato, dove si vede la solidarietà?”. Se l’orizzonte di riferimento è quello di una condivisione del rischio da parte del consumatore, e dunque in questo caso di un pagamento anticipato della carne da parte dei consumatori, che è restituito solo in parte nel caso in cui la volpe mangi i polli, la strada da fare è ancora lunga, anche se alcuni esperimenti pilota in questo senso sono stati avviati. Ed è in ogni caso innegabile che il mercato e la continuità di rapporto che i GAS garantiscono, permette di sopravvivere a molte piccole aziende che rivolgendosi solo alla grande distribuzione avrebbero notevoli difficoltà. ” (Unimondo.org) I Criteri per le Imprese dell’Economia Etica e Solidale. Da tutte le pratiche economiche “alternative” che abbiamo descritto si possono sintetizzare, e lo si è fatto, alcuni criteri per definire le Imprese dell’Economia Etica e Solidale. Li possiamo sintetizzare nei seguenti criteri generali: 1. Ecologia 2. Solidarietà e collaborazione 3. Equità 4. Rispetto per le persone 5. Partecipazione (dei lavoratori alla vita e alla responsabilità dell’impresa) 6. Responsabilità 7. Uso sociale degli utili (in contrapposizione ai grandi accumuli individuali) 8. Rapporti corretti con l’esterno (clienti, fornitori, istituzioni) 9. Impegno nell’economia locale (rapporto col territorio) 10. Disponibilità a collegarsi ed operare in rete 11. Coltivazione del bene comune C’è da dire che le imprese che abbiamo menzionato non soddisfano a tutti questi criteri contemporaneamente ma, in genere, solo ad alcuni. Per esempio le imprese che fanno agricoltura biologica soddisfano al criterio dell’ecologicità, ma non è detto che soddisfino anche agli altri. Le imprese cooperative soddisfano al criterio degli utili sociali, ma non sempre anche agli altri. Analogamente per gli altri settori. Tuttavia l’economia solidale tende a prendere gli aspetti positivi di ciascuno di questi settori e poi a sommarli insieme, cercando di favorire gradualmente lo sviluppo d’imprese che soddisfano contemporaneamente a tutti i criteri. Soluzioni Organizzative “Esistono tre forme diverse di strutture organizzative. • Associazione. Per fondarla è necessario redigere uno Statuto e un Atto Costitutivo da depositare all’Ufficio del Registro. • Appoggio ad associazioni esistenti. Pur mantenendo la propria autonomia, il gruppo può appoggiarsi ad un’associazione che già svolge quest’attività. • Gruppo spontaneo. Non ha una struttura definita, ma è frutto di una volontà comune, quindi non ci sono particolari vincoli da seguire.”. (intrage.it) I GAS e il fisco La legge finanziaria 2008 approvata nel dicembre del 2007 conteneva alcuni commi dedicati ai GAS (da 266 a 268), nei quali è ufficialmente riconosciuta la figura del “gruppo di acquisto solidale”. Vengono definite tali le associazioni non lucrative costituite per acquistare e distribuire beni agli aderenti, senza alcun ricarico, con finalità etiche, di solidarietà sociale e di sostenibilità ambientale. Le attività svolte da questi soggetti nei confronti dei propri aderenti non sono considerate commerciali né agli effetti dell’Iva né agli effetti dell’imposizione diretta. La normativa stabilisce anche che i gruppi informali che agiscono come “gruppi di persone/amici/parenti non costituite in associazione”, gestite con il criterio dell’intestazione dei singoli acquisti ai codici fiscali delle diverse persone fisiche al solo fine di consumo personale, non sono da considerarsi “enti/soggetti associativi” (ai fini fiscali). Inoltre “La successiva distribuzione di beni (precedentemente acquistati dal Gas pagando regolarmente Iva ai fornitori, ove dovuta) ai soli aderenti al Gas, effettuata senza ricarico, non é considerata “attività commerciale” rilevante ai fini Iva/II. DD (se sono rispettate le condizioni di cui all’art. 4/Iva e 148/TUIR)”. Un nuovo sistema sociale ed economico Il fatto più interessante è che all’interno di queste aziende e associazioni e di queste reti e distretti s’incomincia a pensare non solo di stabilire dei collegamenti, ma anche di creare le basi per un vero e proprio nuovo sistema economico, alternativo a quello del capitalismo neoliberista, capace di prenderne gli aspetti positivi e di risolvere i gravissimi problemi e contraddizioni che esso genera. Questo comporta di coinvolgere sempre più persone e imprese d’ogni settore in un progetto di trasformazione dal basso dell’economia complessiva. I criteri visti precedentemente riguardano le singole imprese (la microeconomia), ma sulle basi di queste tendenze si possono stabilire alcuni criteri simili anche per il sistema economico nel suo complesso (la macroeconomia). L’Economia solidale vuole mettere le basi per un sistema sociale ed economico che: • non genera disoccupazione, ma valorizza tutti i soggetti con possibilità di lavorare ed esprimere le loro potenzialità e capacità • non esclude e non marginalizza i più deboli, come fa l’attuale sistema, ma valorizza tutte le individualità • non concentra la maggior parte delle ricchezze e del potere nelle mani di pochi popoli e individui • è equo nella ripartizione dei redditi e delle risorse • ha attenzione e cura per l’ambiente naturale e conserva il pianeta in buono stato per le generazioni future • rispetta i diritti di tutti i popoli su tutta la terra e le diversità culturali • favorisce una gestione più partecipata e responsabile delle imprese e delle attività produttive • non concentra ed occulta le conoscenze tecniche e scientifiche, ma le mette a disposizione di tutti • risolve le cause dei conflitti bellici e favorisce l’avvento di un’era di pace su tutta la terra La nascente economia etica e solidale tende anche a stabilire delle “alleanze” nell’ambito del mondo della cultura, per lo sviluppo di una cultura libera ed etica, e nell’ambito delle istituzioni (comuni, province, regioni, ecc.) per una collaborazione sul territorio. I distretti dell’Economia Etica e Solidale Lo sviluppo della Rete Italiana di Economia Solidale (RES) è partito da un incontro nazionale tenutosi a Vedova il 19 Ottobre 2002, promosso dalla Rete Lilliput ma aperto a tutti. In seguito a quest’incontro si è costituito un gruppo di lavoro che ha ricevuto, dall’Assemblea dell’incontro, l’incarico di elaborare una proposta per lo sviluppo della rete dell’economia Solidale in Italia. Questo gruppo, dopo vari incontri, ha elaborato un documento che indica i principi generali dell’economia solidale e propone di realizzare e sviluppare la Rete nazionale attraverso articolazioni locali definite “Distretti dell’Economia Solidale”. Sul singolo territorio si vogliono realizzare il collegamento, la sinergia e l’azione comune dei soggetti locali dell’economia solidale. Imprese produttrici, lavoratori, finanziatori e consumatori dell’economia solidale s’incontrano e si alleano sul territorio per sostenere e sviluppare l’economia solidale locale e generale. Descrizioni più ampie dei distretti dell’economia etica e solidale si possono trovare sul sito web http://www.retecosol.org. La fase realizzativa dei Distretti è ai suoi primi passi in varie parti d‘Italia. In questo periodo c’è in molte parti d’Italia un gran fermento d’iniziative interessanti, legate allo sviluppo dell’Economia solidale: fiere, mercati, centri commerciali, convegni, seminari, scuole, incontri e manifestazioni varie, pubblicazione di guide e altro. Lo specifico carattere d’innovazione culturale dell’economia etica Le funzioni attribuibili a tali organizzazioni vanno ben aldilà degli espliciti e specifici obiettivi prefissati. Nel caso dei GAS ad esempio le ricadute attese vanno ben oltre la lotta al carovita. La quantità di merci oggi distribuite, spesso scadenti, ma di solito inadatte a soddisfare i bisogni umani, è, infatti, tale da riempire le case dei consumatori, a prezzi competitivi e a mettere fuori mercato iniziative che desiderino semplicemente competere sul piano del prezzo. Oltre agli scopi tipici del consumo solidale (solidarietà verso l’ambiente naturale e verso i produttori) un GAS può porsi obiettivi più ambiziosi quali: • organizzare un’attività di controinformazione e studio dei prodotti in commercio e disvelamento dei caratteri di dominio legato al loro impiego; • dare forma organizzativa al bisogno del soggetto individuale di conoscere i beni e servizi da acquisire, dalla fase d’ideazione fino a quella della consegna, in modo da renderlo partecipe ad un processo che lo riguarda; • aggregare gli individui, al fine di superare l’isolamento che li relega ad una posizione di passività; • stabilire con i produttori dei beni e servizi di rapporti caratterizzati dalla mutualità. Non si tratta più, ad esempio, di fornire l’olio extravergine d’oliva al miglior prezzo ad un consumatore che a malapena sa che è stato realizzato con olive; il fruitore, direttamente o mediatamente attraverso il GAS, deve entrare il più possibile nelle fasi di produzione dell’olio: dalle operazioni nell’uliveto alla frangitura delle olive. Il GAS può favorire quindi il massimo d’integrazione fra produttori e consumatori, tanto da ridare slancio al sogno di chi diceva “Noi sosteniamo l’integrazione e affermiamo che l’ideale di società … è una società di lavoro integrato combinato. Una società in cui ogni individuo è un produttore di lavoro manuale e intellettuale, e in cui ogni lavoratore è attivo sia nell’agricoltura che nell’industria; in cui ogni insieme di individui, grande abbastanza da disporre di una certa varietà di risorse naturali … produce e consuma in maniera autosufficiente la maggior parte dei propri prodotti agricoli e manifatturieri”. (Piotr Kropotkin,1913) Questo obiettivo implica una capacità di produrre informazioni, dalle più semplici e concrete, come conoscere l’uliveto in una determinata località, a quelle più complesse, come saper leggere un rapporto sulle caratteristiche chimiche-organolettiche di un olio appena analizzato, che sarebbero impraticabili senza la disponibilità delle tecnologie dell’informazione che vedono ovviamente il personal computer ed internet ai primi posti. A questo riguardo, la consapevolezza che proprio su quest’ultima questione si sta osservando una sempre più aspra lotta per il governo delle tecnologie informatiche, non può non farci osservare che iniziative come quella dei GAS si possono saldare con il “processo d’innovazione culturale di tipo “bottom up”, che nasce e parte a nostro avviso dalla Rete – il Web – e dai suoi cittadini, grazie alla rivoluzione digitale e delle comunicazioni e che inevitabilmente, per un processo di naturale osmosi, si sta travasando nel “mondo reale”.( Brain2Brain, 2009). Citando due nostri amici assai cari, si può dire che, nonostante molti segni vadano in direzioni opposte non è poi così tanto impossibile “portare avanti un programma complessivo che preveda la graduale costruzione dal basso di un’economia etica, governata a livello europeo ed internazionale da una federazione di municipalità autogestite. (Enrico Adler), visto che “Non è più possibile intendere la realizzazione di questo programma complessivo in termini di un’esplosione rivoluzionaria che in breve lasso di tempo sostituisca la società attuale con una radicalmente nuova. Invero, rivoluzioni di tal genere non sono mai comparse nella storia, come dimostra la sequela di tragici insuccessi. Persino la Rivoluzione francese, presa a paradigma dai rivoluzionari per la repentina trasformazione sociale, maturò nell’arco di alcune generazioni, non compiendosi che dopo un secolo, allorquando gli ultimi sans-culottes furono virtualmente sterminati sulle barricate della Comune parigina. E non può più sussistere alcuna illusione sul fatto che le barricate sono poco più che simboli o che la guardia civica è solo un piccolo passo verso il disarmo dello stato, quantunque cruciale per mostrare dove realmente deve risiedere il “monopolio della violenza”. Ciò che lega il programma minimo al programma complessivo è un processo, una progressiva articolazione che consenta alle istituzioni e tradizioni di libertà esistenti di diffondersi gradualmente. Nell’immediato, dobbiamo cercare di rendere quanto più democratica la repubblica, impegno spesso puramente difensivo mirato a conservare e consolidare le libertà conquistate nel corso dei secoli, insieme con le istituzioni che conferiscono loro realtà. In futuro, dobbiamo proporci di radicalizzare la democrazia, imprimendo un contenuto utopico e creativo alle istituzioni democratiche che ci ritroviamo. Beninteso, a quel punto, sarà possibile passare da una situazione antagonista, che tenta di far giocare le istituzioni democratiche contro lo stato, al tentativo ben più aggressivo di sostituire lo stato con municipalità basate su strutture confederate, nella fondata speranza che il potere dello stato sia stato nel frattempo eroso a livello istituzionale da strutture civiche o locali e che la sua legittimità effettiva, per non parlare della sua autorità coattiva, sia semplicemente collassata. Se è lecito guardare alle grandi rivoluzioni del passato come a modelli esemplari della maniera in cui è possibile un cambiamento tanto immenso, sarà bene allora ricordare come le apparentemente onnipotenti monarchie, sostituite da regimi repubblicani due secoli or sono, fossero talmente corrose che più che “crollare” si sono letteralmente sbriciolate, proprio come uno scheletro mummificato che viene repentinamente esposto all’aria.”. (Murray Bookchin, 1993).

Note bibliografiche

• U. Beck, “Sette tesi contro l’uomo globale Perché lo strapotere capitalista può essere sconfitto dal «cosmopolitismo»,

 • Murray Bookchin “Democrazia diretta”, Eleuthera, Milano 1993

 • Brain2Brain, “Innovazione Culturale: cosa è ?”

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•http://www.corriere.it/spettacoli/07_dicembre_11/beck_tesi_6f76a032-a7fd-11dc-9708-0003ba99c53b.shtml

http://web.resmarche.it/resmarche/articles/art_171.html

 • http://web.resmarche.it/resmarche/articles/art_64.html)